100.000 Euro donati da ACP al Papa Giovanni XXIII


L'Associazione Cure Palliative conferma il sostegno all'Ospedale Papa Giovanni XXIII con una donazione di 100.000 euro.
Rafforzare l’équipe del reparto di Cure Palliative dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, tra le realtà lombarde più significative per la quantità di casi seguiti e la qualità delle prestazioni, consolidando il suo ruolo all’interno della rete bergamasca di cura e assistenza ai malati in fase avanzata e terminale. è questo l’obiettivo del sostegno che l’Associazione Cure Palliative da tempo offre all’Ospedale di Bergamo e che si è rinnovato anche quest’anno con una donazione di 100 mila euro.

I fondi saranno utilizzati per finanziare la presenza di due medici palliativisti e uno psicologo, integrati all’interno dell’équipe del reparto di Cure Palliative dell’Ospedale Papa Giovanni, a cui è affidata la gestione dell’Hospice “Kika Mamoli” di Borgo Palazzo, che registra ogni anno circa 280 ricoveri. Il reparto si occupa anche dell’ ospedalizzazione domiciliare - con un’équipe medico-infermieristica che segue a casa circa 130 malati ogni anno -, gestisce gli ambulatori di Terapia del dolore e garantisce consulenze specialistiche sul dolore e la terminalità in tutti i reparti dell’Ospedale di Bergamo.

In provincia i malati che devono ricorrere alle cure palliative sono 4.500 ogni anno, 3 mila dei quali oncologici. I diversi servizi (ospedalizzazione domiciliare, assistenza domiciliare integrata, i diversi hospice presenti in provincia) ne intercettano circa 3.400. Un dato che pone Bergamo tra le prime province in Italia in questo settore.
“Il connubio che in questi anni è nato e si è consolidato con l’Associazione Cure Palliative è uno degli esempi più significativi dei traguardi che si possono raggiungere quando si mettono insieme gli sforzi e le energie per raggiungere un obiettivo comune. Un esempio di sussidiarietà orizzontale che, come ricorda il Piano socio sanitario di Regione Lombardia, ha nelle associazioni alleati fondamentali - ha commentato Carlo Nicora , Direttore Generale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. All’Associazione Cure Palliative va dunque la riconoscenza di tutti noi per l’importante e concreto sostegno offertoci in questi anni, prima realizzando l’Hospice, poi dandoci un aiuto concreto per gestirlo, anche attraverso il lavoro di tanti volontari. Associazioni come questa sono per noi partner insostituibili per rispondere ai bisogni dei nostri pazienti e non lasciarli mai soli”.

L’Associazione Cure Palliative finanzia anche la presenza di una seconda psicologa, di un’operatrice ausiliaria, le prestazioni di musicoterapia e pet -therapy, oltre che molte iniziative di formazione per gli operatori e i volontari e attività di comunicazione per sensibilizzare la popolazione e gli addetti ai lavori sui grandi temi connessi alla terapia del dolore. Decisivo il sostegno dell’Associazione Cure Palliative anche per l’attivazione di progetti specifici, come in Medicina e in Oncologia, dove la onlus bergamasca finanzia due contratti per altrettanti medici per sostenere le integrazioni con l’Unit à di Cure palliative e agevolare la presa in carico precoce e la continuità terapeutica. All’attività clinica ordinaria si aggiunge inoltre un significativo lavoro sul fronte della ricerca, anche in collaborazione con l’Università di Bergamo.

“La donazione di quest’anno, che completa le altre due destinate a medici dislocati in altri reparti ma collegati alle cure p alliative – ha commentato Arnaldo Minetti , Presidente dell’Associazione Cure Palliative - è totalmente al servizio dell’articolazione territoriale della rete di cure palliative prevista della legge 38 e del ruolo di supervisione che l’Unità di Cure Palliative dell’Ospedale di Bergamo può e deve garantire nella nostra provincia ”.

Sull’importanza dell’integrazione fra Oncologia e Cure palliative è intervenuto Roberto Labianca, direttore del Dipartimento di oncologia ed ematologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII: “ E’ il paziente stesso a richiedere continuità fra i diversi momenti del percorso di cura. Per noi l’integrazione è facilitata dal fatto di operare all’interno dello stesso dipartimento, una circostanza che ci consente non solo di offrire assistenza qualificata, ma anche di fare ricerca ”.

Simeone Liguori, medico dell’Unità di Cure palliative, ha invece voluto sottolineare come le cure palliative siano sempre più oggetto di dialogo fra ospedale e territorio: “ Va in questa direzione il cambiamento sancito da Regione Lombardia a dicembre 2012, con il passaggio dalla sperimentazione dell’ospedalizzazione domiciliare all’Assistenza specialistica territoriale. In questo campo sono particolarmente significative le nostre esperienze con pazienti pediatrici, che trovano nell’Hospice una tappa del percorso fra l’ospedale e il rientro in famiglia, anche in fase terminale ”.

Fra i medici che usufruiscono dei contratti finanziati dall’Associazione, Silvia Ghidoni si occupa della degenza in Hospice e ha recentemente vinto il “Premio Vittorio Ventafridda”, promosso dalla Società Italiana di Cure Palliative sul tema “Cure palliative: il tempo del fare”, per i percorsi di integrazione fra le cure palliative e la medicina interna messi in atto a Bergamo, mentre Rosalba Cortinovis si occupa principalmente dell’Ambulatorio di terapia del dolore e delle interconnessione con l’oncologia medica.

Gli psicologi invece si dedicano ai pazienti dell’Hospice e ai famigliari che ne fanno richiesta e partecipano al lavoro dell’équipe e alla formazione dei volontari. Una presenza garantita dalla Psicologia clinica del Papa Giovanni XXIII, particolarmente qualificata sia per il numero di ore svolte – 40 la settimana contro una media nazionale di 6, 8 ore – sia per l'attenzione data alla ricerca in questo campo, che ha portato anche a pubblicazioni. “Prendiamo in carico anche i parenti, l’esigenza può emergere a volte persino un paio di mesi dopo il lutto ed è importante che sia riconosciuta e accolta – ha spiegato Marco Pesenti -. La stessa équipe deve prendersi cura di sé, e lo psicologo in questo ha un ruolo ben preciso: continuare a ridiscutere e ripensare i percorsi all’Hospice, aiutare tutti a non dare mai nulla per scontato”.